EMIGRAZIONE E SPOPOLAMENTO...PAESI NOSTRI

I paesi si spopolano…Ormai la sentiamo spesso questa frase, nei telegiornali, tra cittadini, ci perseguita. Ma il paese è la nostra casa, è tutto ciò che ci rimane: andare a lavorare al nord, dove le possibilità sono maggiori, farà sì che pian piano rimarrà per tutti solo “quel nord”. Che ne sarà di tutto quello che hanno sudato i nostri nonni per dar vita al posto in cui viviamo? Che ne sarà dei territori, delle nostre case, del nostro cuore?

Francesco Malatesta




FRANCO ARMINIO

Una volta l’emigrante
spediva i soldi a casa.

I paesi sono pieni di case
fatte coi soldi degli emigrati.
Ora il giovane laureato
che emigra a Milano
si compra lì la casa coi soldi dei genitori
oppure lavora solo per mangiare
e pagare il fitto.

L’emigrazione è un furto
e i popoli costretti ad emigrare
sono popoli derubati.
Bisogna dirlo forte e chiaro
ai ragazzi meridionali:
tornate qui
e buttate dalle scale
i sindaci addormentati,
chiedete ai governanti
perché qui si muore due anni prima che al nord,
chiedete perché non ci sono treni,
chiedete perché non vengono fermati
i criminali.


Tornate presto, non pensate
se è conveniente per la vostra vita,
tornate qui per un moto di rabbia,
tornate perché non state in un mondo
più avanzato di quello che avete lasciato.

Ecco, cominciate la grande migrazione
al contrario: qui avete una cosa vuota
che vi aspetta, la casa che vostro nonno
ha costruito coi soldi dell’emigrazione:
voi qui potete accendere la vita,
altrove al massimo potete tirare avanti
solo la vostra vita.






"Tornate a casa" è il titolo di una poesia di Franco Arminio, poeta, scrittore e paesologo. Questa poesia parla dell’emigrazione intesa come un furto, perché questo fenomeno, a detta dell'autore, sta rubando alla propria terra tutti i giovani che dal sud migrano verso il nord per condurre una vita migliore, senza che si rendano conto che il loro futuro è al sud perché le terre deprivate di risorse sono terre destinate a morire. Arminio manda dei forti messaggi ai giovani laureati e nelle sue parole ho provato pietà, tristezza e allegria perché nel momento stesso che “supplica” i giovani di ritornare nei piccoli paesini, lui crede fortemente che essi prima o poi un giorno torneranno nei loro paesi e ribalteranno questa ingiustizia.

“Bisogna dirlo forte e chiaro ai ragazzi meridionali: tornate qui” e buttate dalle scale
i sindaci addormentati, chiedete ai governanti perché qui si muore due anni prima che al nord, chiedete perché non ci sono treni, chiedete perché non vengono fermati i criminali. 

“Tornate qui per un moto di rabbia, tornate perché non state in un mondo più avanzato di quello che avete lasciato.”

“Qui potete accendere la vita, altrove al massimo potete tirare avanti solo la vostra vita”. 

Ho scelto di parlare in particolare di questa poesia, tra le tante che ha scritto, perché mi ha colpito molto il suo modo di esprimersi e perché nelle sue poesie c'è molta verità. Io personalmente lo ammiro per la sua poesia attenta ed impegnata, anche se a volte la verità fa male, conoscere è l'unica strada per migliorare.


Antonia Travaglini









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