Frufrù è un regista di teatro molto puntiglioso, estroso, appariscente.
Il nomignolo “Frufrù” gli è stato dato dagli amici poiché, durante le prove di teatro, lui consuma pacchi interi di wafer che in dialetto vengono chiamati “frufrù”.
Frufrù durante le prove, chiede attenzione, precisione, compostezza.
Per le festività natalizie propone la rappresentazione della Natività, gli attori provano e riprovano le scene per un lungo periodo, fino a quando il loro regista ritiene che il tutto è perfetto.
Arriva il giorno della rappresentazione, la sala è colma di gente che ha acquistato il biglietto in prevendita, le aspettative degli spettatori sono alte, sia per la mimica che per il linguaggio raffinato della compagnia teatrale.
Frufrù è gasato, carico, attende con ansia l’inizio della rappresentazione e cammina a destra e sinistra nella cabina di regia.
Nella platea c’è attesa, emozione e anche commozione, considerato il tema della rappresentazione.
Si apre il sipario, il pubblico è incantato, con gli occhi sgranati nel vedere i costumi curati, la compostezza degli attori tra le dolci melodie. Dopo alcune scene c’è un intervallo e nella platea un po' di commozione, segue un cambio di scena con l’arrivo dei pastori che non sono ancora pronti, ma che devono entrare ugualmente.
Ecco aprirsi il sipario: un pastore già in scena accanto al fuoco e con aria disinvolta indossa solo le mutande. La platea è tutta una risata, si va avanti per alcuni minuti fino all’ingresso di altri pastori e tutti gli spettatori tornano ricomposti.
Il pubblico ride a crepapelle fino a quando il regista impotente esce dalla cabina di regia urlando di chiudere il sipario e sparisce.
Frufrù non avrebbe mai immaginato di essere beffato in pubblico; e poi proprio lui che si reputa un regista impeccabile!
Complimenti, un bel racconto.
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